Arte, la forma espressiva del proprio IO
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Vivere nei pressi di Milano, città intercontinentale di grande fascino, avvolta da un manto grigio misterioso e d’insana natura, regala la possibilità di conoscere contributi artistici e storici di grande valore a discapito di lunghe code. A meno di non essere la “sciura” atteggiata alla cultura, due ore di coda al freddo di una domenica mattina sono l‘equivalente di una processione a piedi scalzi con la richiesta di una grazia. Lo stato d’animo è il medesimo: contrizione, emozione e scoperta.

 

Caravaggio al Palazzo Reale, con un percorso corredato di luci calde appena accennate ed il silenzio tramortito dalle opere che malcelavano il grido di un animo in sommossa.

Non erano solo la magnificenza dei personaggi rappresentati o la forza espressiva tra chiari e scuri, ma il dissidio interiore di un uomo che mutava i soggetti ed i colori a fronte di una conoscenza del io e la sua proiezione, mescolando sacro e profano, grazia e malevolenza, in un solo ciclo artistico: bellezza.

Ho sentito tremare le vertebre in un terremoto di emozioni, la libertà di lasciare cadere una lacrima,  dire grazie e poi tacere, al rientro, per la miseria quotidiana a cui spesso ci costringiamo.

Forse non sono sana, ho una malattia cronica con acuzie frequenti che mi lasciano, davanti al “Bacio” di Rodin o ai versi di Pedro Salinas, con l’anima dispnoica e il bisogno di guardare o leggere ancora, come fossero cannette piene d’ossigeno utili a respirare.

Poi mi sovviene  uno stato d’ansia quando mi allontano dai miei fogli bianchi, sparsi per tutta la casa, perchè possa sempre appuntare un verso, una riflessione e, il “mio interno”, che è più dell’io inflazionato e preso in esame da specialisti e sociologi, riproduce l’emozione impalpabile in parola oggettiva e il  morbo si quieta.

Basta poco per connettere ogni parte di se col se medesimo e costruire ponti ed impalcature in grado di esprimere qualunque sensazione, biasimando il pudore e la timidezza e tenendo il braccio ad umiltà e  coraggio.  

Siamo un palcoscenico emozionale, senza la necessità di azioni predeterminate, ambizioni o invidie, ognuno è in grado di muovere bellezza attraverso messaggi che non avranno una scala d’importanza o un modus comparabile ma solo unicità.

Questa è l’arte che vive, che sazia ogni forma di sconforto, che solletica la curiosità, che ha come fondanti il dono e la libertà .

 

“L’arte vola attorno alla verità, ma con una volontà ben precisa di non bruciarsi”. (Franz Kafka).

 

Tiziana Fraterrigo

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